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40 anni fa la 190 debutta a listino

Nel 1983 a Sanremo vince “Sarà quel che sarà”. Ma in realtà, è la seconda classificata che fotografa cosa "sta tirando" nel mondo in quel momento. Cioè “L'italiano”. Ai soliti luoghi comuni sui compaesani da esportazione, Toto Cutugno ne aggiunge un'ulteriore manciata. Così, oltre a pizza e mandolino, spuntano un partigiano come presidente, la crema da barba alla menta, il canarino sulla finestra e l'autoradio sempre nella mano destra. La verità è che in quegli anni ‘80 l'italianità è un valore aggiunto. Anche per lo stile. Come insegna la moda: basta con quella francese, elegante quanto vuoi, ma ormai troppo distante. Largo alla novità: e arrivano i nostri. Armani, Valentino e Versace. Che succeda in America ci sta, ma che capiti in Germania, anzi, in una delle due Germanie (perché il muro di Berlino è ancora su), e per di più nella roccaforte della teutonicità, è un fatto epocale. E pensare che c'era appena stato il mondiale in Spagna, quello della corazzata Bearzot e delle tre papagne piazzate proprio ai tedeschi dell'ovest...

Ma insomma, cosa c'entrano Cutugno, l'allenatore della nazionale e la Germania? Facciamo un passo indietro. L'8 dicembre del 1982, a Stoccarda, c'è un gran fermento. Certo, ormai il dado, e pure il bullone, è più che tratto, il nuovo modello è pronto da un po' e quello sarebbe dovuto essere solo il suo debutto in società. Eppure la tensione c'è, ed è palpabile. Perché una macchina come la W 201, la sigla della nuova berlina, non si era mai vista prima sotto questa stella (a tre punte). Letteralmente: dato che la neonata Mercedes-Benz 190 non sostituì nessun modello esistente.

Morale, non si trattava solo di un nuovo modello, ma addirittura di un segmento inedito: la verità è che una tre volumi relativamente compatta e leggera, per una casa abituata a mastodontiche ammiraglie, era una rivoluzione. Anche culturale. E così, per vestire una meccanica innovativa, si optò proprio per un bell'abito di sartoria… italiana. Firmato dal friulano Bruno Sacco. Con la 190 il designer sviluppò ulteriormente quella sua teoria delle “orizzontali” e delle “verticali”. Cioè di quel family feeling che si doveva creare con le compagne di vetrina (quelle che stavano di fianco nelle concessionarie) e di museo (quelle che stanno prima e dopo, sopra e sotto, nella storia della produzione). La 190 piacque subito a tutti: anche a chi le Mercedes non le aveva mai avute prima. Linee pulite, proporzioni classiche e volumi giusti fecero breccia nel mercato e nel cuore di tanti automobilisti (yuppies compresi). E queste sono cose che si notano anche a 40 anni di distanza. Ma in realtà c'è di più sotto questo vestito tagliato così sapientemente.

Il motore M 102, per esempio, già visto sulle 200 (un 4 cilindri in linea di 1997 cm3 montato longitudinalmente), ma che nella 190 E ha – per la prima volta su una Mercedes – il sistema di iniezione Bosch KE-Jetronic. A richiesta è disponibile anche la versione con catalizzatore a tre vie. Non ci sarebbe niente di strano, se non che negli anni ‘80 la verde non la trovavi proprio dappertutto. E così, se non volevi rischiare, potevi richiedere la “RÜF”, una versione senza catalizzatore e sonda lambda, ma con tutte le predisposizioni del caso per poterla aggiornare successivamente. C'è un'altra curiosità. Dopo 14 anni il freno a mano, con la sua bella leva, torna al suo posto: cioè in mezzo ai sedili. Era dal 1968 che la Mercedes l'aveva relegato a pedale… Ma la 190 non è passata alla storia per questo. Ma per qualcosa di molto più terra terra, che nel caso di una sospensione, è un gran complimento. Trattasi del Multilink al posteriore, un sistema fresco d'invenzione che ha tanti pregi. E due vantaggi: la gestione del retrotreno in curva e una bella riduzione degli ingombri (a tutto beneficio del baule che gli sta sopra). Compatta, si fa per dire (la lunghezza è pur sempre di 4.420 mm e la larghezza di 1.678), la 190 non è solo una berlina, è soprattutto una Mercedes. Con tutto quello che ne consegue. Leggi comfort di marcia. Non a caso, un'altra novità di questo modello fu proprio l'incapsulamento di motore e cambio per silenziarne la marcia. Risultato? I rumori molesti furono ridotti di oltre la metà.

 




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