Ho ammirato coi miei occhi questo nuovo approccio dello sviluppo di un'auto a Immendingen (nel Baden-Württenberg, sulle sponde del Danubio, vicino al confine svizzero), un'ex area militare franco-tedesca di 5,2 km quadrati riconvertita nel più avanzato proving ground che abbia mai visto. E di strutture in giro per il mondo ne ho visitate diverse. Ma veniamo ai fatti: sono rimasto impressionato, francamente, nel vedere sei vetture marciare ordinatamente su dossi, buche, ciottolati e pozzanghere del tracciato di durata “Heide” senza alcun collaudatore a bordo. Guida autonoma allo stato puro, seppure con un controllo remoto di sicurezza da parte degli addetti, che consente da un lato di sollevare il capitale umano da una pratica noiosa (e malsana per la schiena) e dall'altro di far marciare le vetture 24 ore su 24, 7 giorni su 7, riducendo drasticamente il tempo necessario per completare questa procedura. Che, per inciso, prevede per ogni nuovo modello 6.000 km totali di strada malconcia equivalenti, a detta della Casa, a circa 300.000 km in un impiego quotidiano normale di un'auto.
L'affaticamento con guida autonoma è soltanto uno dei molteplici aspetti che rendono unico questo proving ground. Innanzitutto, l'approccio e il contesto: immersa nel verde, lontano da occhi indiscreti, la struttura impiega la fauna locale per preservare l'ambiente. Le pecore sono ottimi tosaerba naturali e i lama tengono alla larga predatori che potrebbero finire accidentalmente in mezzo alle piste. Che sono rappresentate da trenta moduli di ogni tipo che si snodano su 86 chilometri d'asfalto, fra ovale ad alta velocità, piste di handling asciutto e bagnato, enorme piazzale dinamico per Adas e stabilità, riproduzione fedele di aree urbane (con i nomi delle vie che sono quelli del Monopoli…), impianto off-road e strade di montagna, favorite queste ultime dai notevoli dislivelli naturali presenti nell'impianto. Ancora, una riproduzione fedele di strade e tratti autostradali di ogni continente, perché in tempi di telecamere e radar occorre allenare i sistemi con i differenti cartelli stradali (sia nuovi sia rovinati dalle intemperie), segnaletica a terra e porte di pedaggio che variano da Paese a Paese.
Immendingen, dunque, è una piccola porzione di mondo concentrata in un pugno di terra, capace di riprodurre la quasi totalità delle situazioni in cui un'automobile potrebbe imbattersi nel corso della sua vita. Tant'è che la Mercedes-Benz afferma che l'80% dei test che fino a prima venivano svolti su strada aperta, con gli annessi rischi e costi, è stato trasferito all'interno del proving ground. L'altro aspetto sorprendente, e altamente tecnologico, è che questo micro-universo è pure interamente digitalizzato, con un'accuratezza misurabile in millimetri. E digitalizzati lo sono pure i modelli auto. Così, una larga parte dello sviluppo è virtuale, limando anche qui tempo e costi. Esempio: per arrivare a finalizzare una sospensione, si testano in ambiente simulato fino a 400 soluzioni diverse, finché vengono battezzate le migliori cinque che, una volta costruite davvero, proseguiranno lo sviluppo per trovare il componente definitivo. Interessante, nel parallelo fra realtà e finzione, anche l'approccio all'affinamento dei sistemi di assistenza alla guida. Per avvicinarsi il più possibile agli scenari reali vengono riprodotti, per esempio, un sole artificiale che abbaglia le telecamere (e gli occhi dell'automobilista) a un incrocio, attraverso una potente luce a Led; oppure un bel temporale durante la guida autostradale, con una Classe G equipaggiata con calibrati annaffiatoi e un enorme serbatoio d'acqua.
Il vero motivo di questa visita, comunque, è l'inaugurazione del nuovo “light testing center”, il più grande tunnel al mondo per testare i sistemi di illuminazione che ha richiesto due anni di lavoro e 10,5 milioni di euro d'investimento (in tutto, dal 2015 a oggi, sono 400 i milioni spesi dalla Mercedes-Benz per questo impianto). Dalle lampade alogene agli Xenox, dai Led ai micro-Led a matrice attiva, i proiettori rivestono un ruolo molto importante nella sicurezza; perciò, disporre di una struttura che ne favorisca lo sviluppo è cruciale.
Ecco, allora, che mi addentro in un enorme padiglione completamente buio e, una volta aperto il sipario, mi si para davanti un rettifilo lungo 135 metri che riproduce l'archetipo di una strada di campagna a due carreggiate, quella dove, secondo ricerche della Mercedes-Benz, avviene il 65% degli incidenti fatali durante la notte. Qui dentro c'è tutto il necessario per riprodurre la realtà: segnaletica stradale di ogni tipo, sagome di pedoni e ciclisti, vetture che possono viaggiare nel senso opposto di marcia e un asfalto fresato in modo tale che sembri invecchiato dal tempo. Il tutto per allenare nel miglior modo possibile gli occhi delle vetture, in un ambiente dove il meteo o la luce naturale non hanno alcun impatto sul corretto svolgimento delle prove.