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Dallara Story: i trionfi del Mondiale Rally con le Lancia Stratos e 037

Nelle competizioni i muscoli hanno sempre fatto la loro parte, ma per vincere occorre anche avere la "schiena" adatta a sostenerli. L'impressionante serie di successi mietuti dalla Squadra Corse Lancia HF fra gli anni 70 e 80, in pista e nei rally, si deve anche alla collaborazione di Gian Paolo Dallara. Un passo indietro: nel '72, il 36enne ingegnere aveva fondato la Dallara Automobili, composta di tre sole persone, a Varano de' Melegari, il suo paese natio. Un tipico borgo agricolo di duemila anime come tanti, sorto lungo la strada che percorre la valle del torrente Ceno. Tradizione meccanica: zero, tantomeno costruttiva. Almeno fino a quel momento. Una delle prime commesse arriva da Torino. Ed è di quelle che fanno tremare i vetri: l'operazione Stratos. Dallara è chiamato dal direttore sportivo della squadra corse Lancia HF, Daniele Audetto, che ha apprezzato la traduzione stradale del telaio di tipo racing della Lamborghini Miura.

L'ingegnere parmense realizza un sottoscocca sul quale Marcello Gandini, in forza alla Bertone e già artefice della Miura nel '66, disegna una carrozzeria a cuneo. Per quei tempi, il risultato è degno di un film di fantascienza. L'abitacolo è costituito da una cellula di sicurezza in acciaio, alla quale sono saldati un telaietto anteriore e uno posteriore in tubi sempre d'acciaio, a sezione quadra, per sostenere il propulsore e le sospensioni. Per le portiere, il cofano e il retro della carrozzeria, viene scelta la soluzione del pezzo solo di vetroresina. Per risparmiare peso, ma anche per poter avere un accesso più rapido sia all'interno dell'abitacolo, sia alle parti meccaniche: un bel risparmio sul cronometro, nei momenti concitati ai punti di assistenza.

Il 1972 e il '73 sono anni di lavoro intenso con la squadra guidata a livello tecnico da Gianni Tonti, nella cura della messa a punto su strada e dell'aerodinamica. Il compito non è dei più facili: dopo un'estenuante trattativa con Enzo Ferrari, alla Stratos del Mondiale rally è stato destinato il gruppo del motore V6 e del cambio della Dino 246 GT, eccezionalmente concesso alla Squadra Corse Lancia HF. Una combinazione che rende la Stratos una delle vetture più memorabili della storia della specialità. E porta a una serie di successi impressionanti - tre titoli iridati nel Gruppo 4, altrettanti nell'Europeo Rally, più tre Campionati italiani -  decretandone la fama di "ammazza-rally". Nonostante tutto, Dallara non si è mai sentito di porvi il suo nome: "Quando sono arrivato a metterci le mani, la Stratos era già stata sfornata e semmai io ho contribuito come potevo alla sola messa a punto: non sento di avere avuto un ruolo proritario", avrebbe detto. Una curiosità: per i test in Corsica, da Bastia ad Ajaccio sfida la paura per fare il navigatore a Sandro Munari e Jean-Claude Andruet. Un'esperienza indimenticabile, in tutti i sensi...

Dopo la Stratos, alla Lancia si tengono stretta la collaborazione con Dallara, che continua a lasciare il segno sulle vetture sport (delle Beta Montecarlo Turbo, LC1 e LC2 parleremo più avanti). Quando è il momento di tornare a dedicarsi a una Lancia del Mondiale Rally, siamo in piena corsa agli armamenti: arriva la 037, costruita fra il 1982 e l'83 allo stabilimento di Borgo San Paolo in 200 esemplari, necessari all'omologazione del Gruppo B. Anche stavolta la sfida è impegnativa: il nuovo regolamento ha un profilo tecnologico più elevato, a vantaggio dello spettacolo e dell'immagine delle Case che partecipano al Mondiale. Più che derivata da una vettura di serie, la 037 è una sport prototipo designata ai rally. Dalle prestazioni estreme. Il telaio è realizzato da Dallara sfruttando l'esperienza conseguita sulla Beta Montecarlo Turbo, la silhouette vincente del Mondiale marche da pista. Come per la Stratos, alla cellula in acciaio stampato, stavolta rinforzata da tubi di 35 mm di dametro, sono aggiunti due semplici telaietti tubolari per avantreno e retrotreno. Quanto basta per contenere la furia del quattro cilindri in linea 16 valvole da 1.995 cm3, euforizzato dal compressore "Volumex" e montato in posizione centrale-longitudinale. Totale: 205 cavalli, che proiettano la 037 stradale da zero a cento in meno di 7 secondi e alla velocità massima di oltre 220 kmh. La versione da rally è ancora più cattiva, equipaggiata da un motore rivisto, cresciuto poi leggermente di cilindrata, che supera i 310 cavalli.

La nuova Lancia ha il compito di succedere ai due Mondiali piloti e i tre costruttori conseguiti dalla Fiat 131 Abarth Rally. Missione compiuta: nel 1983 la 037 è l'ultima due ruote motrici, a trazione posteriore, a vincere il Mondiale Marche davanti alla Audi Quattro (che si aggiudica il titolo Piloti), prima che l'era integrale cambi per sempre la storia della disciplina.




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