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Delta S4 Stradale, l'arma da rally di Gruppo B

Costruita in soli 200 esemplari destinati alla commercializzazione, come imponeva il regolamento tecnico del Gruppo B in vigore dal 1982, la Lancia Delta S4 Stradale era un vero e proprio laboratorio viaggiante, che non aveva praticamente nulla in comune con le altre Delta. La base perfetta per una vettura vincente, che potesse combattere ad armi pari, nelle prove speciali di tutto il mondo, con rivali del calibro di Audi Quattro e Peugeot 205 Turbo 16, giusto per dirne due. 

Originalità italiana. Studiata dai tecnici dell'Abarth, la S4 Stradale del 1985 aveva come telaio un traliccio di tubi d'acciaio al cromo-molibdeno mentre la carrozzeria era costruita con pannelli in kevlar e fibra di carbonio. Il motore era montato in posizione posteriore centrale e aveva una soluzione particolarmente innovativa per l'epoca: un doppio sistema di sovralimentazione, composto da turbo e compressore volumetrico. In questo modo, i progettisti riuscirono ad azzerare il ritardo di risposta all'acceleratore, perché ai bassi regimi funzionava il compressore mentre agli alti era soltanto la generosa turbina KKK (per altro sempre in funzione) a fare la voce grossa, raggiungendo circa 2 bar di pressione.

4x4 da corsa. La trazione era, naturalmente, integrale, con ripartizione della coppia (tramite un differenziale centrale di tipo Ferguson, a giunto viscoso) del 30% davanti e del 70% sulle ruote posteriori. Non mancavano impianto frenante sviluppato appositamente da Brembo, sospensioni a bracci triangolari sovrapposti e lo sterzo ad assistenza variabile, con pompa idraulica che prendeva il moto direttamente dai semiassi tramite una piccola cinghia dentata. Piuttosto lussuosi gli interni, dotati di due sedili rivestiti in Alcantara, climatizzatore manuale e di una strumentazione che fa venire i lucciconi agli occhi ancora oggi.

La tragedia. Il 2 maggio 1986, durante una prova speciale del Tour de Corse, lungo la discesa del Col d'Ominanda, la Lancia Delta S4 ufficiale di Henry Toivonen e Sergio Cresto uscì di strada, incendiandosi poco dopo. Pilota e coéquipier se ne andarono per sempre, avvolti dalle fiamme provocate da una copiosa fuoriuscita di benzina. Da quel momento, la FIA decise di mettere al bando la corsa alle prestazioni delle macchine di Gruppo B e di ritornare alle competizioni con auto derivate in gran parte dalla produzione in serie. Ancora oggi, su quella strada, molti appassionati si fermano per dedicare un ricordo a Henry e Sergio.




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