13 gennaio 2022, una data cruciale per capire le strategie della Ford. Le azioni raggiungono i massimi degli ultimi 20 anni a 25,87 dollari e la capitalizzazione supera per la prima volta i 100 miliardi di dollari. È il culmine di una corsa iniziata da mesi: il 2021 si chiude con un +140% e la miglior performance di Borsa tra tutti i costruttori. Il mercato dei capitali, nonostante la pesante correzione delle ultime settimane, premia le strategie varate dall'amministratore delegato Jim Farley e le accelerazioni sul fronte dell'elettrificazione. La Ford, così, trova finalmente un modo per porre fine ad anni e anni di prestazioni borsistiche deludenti e alla base dei frequenti avvicendamenti al vertice. 

Una raffica di annunci. In questo quadro rientrano tutta una serie di iniziative intraprese, a partire dalla sottoscrizione, nell'ambito della Cop26 di Glasgow, dell'impegno a fermare la produzione di veicoli endotermici entro il 2040, per arrivare alla decisione di incrementare la produzione di alcuni modelli alla spina per soddisfare i crescenti ordini. I massimi di metà gennaio sono legati alla decisione di accrescere i volumi della crossover Mustang Mach-E e del pick-up F-150 Lightning. Da allora, la situazione è cambiata - il titolo è sceso intorno ai 18 dollari e la capitalizzazione a circa 72 miliardi - ma rimane il fatto che gli investitori, complice anche il progressivo “sgonfiamento” della bolla creatasi intorno a startup come Rivian o Lucid, hanno iniziato a guardare con sempre più attenzione a Dearborn e alle sue strategie sulle Ev. 

Il piano. Strategie delineate con il piano Ford+: gli investimenti al 2025 aumentano da 22 miliardi a 30 miliardi di dollari e si fissa l'obiettivo di "guidare la rivoluzione dei veicoli elettrici” lanciando la sfida alla Tesla. L'Ovale blu punta a diventare nel giro di due anni il secondo maggior produttore di elettriche in Nord America per poi puntare al primo posto. A tal fine, l'amministratore delegato sarebbe perfino disposto ad accrescere l'impegno finanziario: si vocifera di ulteriori investimenti (aggiuntivi rispetto a quelli già pianificati) tra 20 e 30 miliardi di dollari per convertire sempre più impianti all'elettrico e procedere con lo scorporo, auspicato a più riprese dagli investitori, di tutte le attività incentrate sulla mobilità a batterie.

L'accelerazione in Europa. La risposta alle indiscrezioni non dovrebbe farsi attendere, ma è già abbastanza scontata visto quanto dichiarato da Farley: “Ford+ è la nostra più grande opportunità di crescita e creazione di valore da quando Henry Ford ha iniziato a scalare il Modello T”. Molto dipende, come è ovvio, dal contesto operativo e in particolare dalle decisioni politiche del presidente Joe Biden, ancora alle prese con diverse difficoltà nel fare approvare i propri piani per la mobilità elettrica. In Europa, invece, il dado è tratto: impegno sempre più forte sui motori ibridi e una gamma solo elettrica entro il 2030. 

L'ex impero. Tra l'altro, anche le Case una volta parte dell'impero Ford stanno accelerando. La Volvo, controllata dal 1999 al 2010, ha già un marchio solo elettrico, Polestar, e vuole diventare un brand solo di EV per il 2030. Più prudente è l'approccio della Jaguar Land Rover, anche se con alcuni distinguo tra le due anime dell'azienda nata nel 2008 dopo il passaggio alla Tata. La Jaguar offrirà solo elettriche dal 2025, mentre la Land Rover (dal 2000 e per 8 anni  sotto l'ombrello della Ford) abbandonerà le diesel nel 2026 e punta per il 2030 al 60% di vendite con modelli a batteria. Un'altra Casa britannica, l'Aston Martin, controllata da Dearborn dal 1986 al 2007, punta sull'elettrificazione ma con molta più prudenza: il presidente Lawrence Stroll ha indicato per il 2026 l'addio ai motori a combustione interna puri e l'intenzione di vendere solo elettriche o ibride.